Revolutija - MAMbo Bologna

Revolutija: 72 opere d'arte arrivate dal Museo di Stato Russo di San Pietroburgo (fra cui alcuni capolavori come Passeggiata di ChagallQuadrato nero di Malevich, Su bianco di Kandinsky), 40 immagini originali, due sculture, tre video. La tanto attesa mostra di MAMbo dedicata all’arte al tempo della rivoluzione russa avrà un’anteprima ad invito domenica alle 18 per poi aprire le proprie porte al pubblico martedì fino al 13 maggio.


È uno tra i più grandi eventi su cui punta il Comune (Cultura e Palazzo d’Accursio ha partecipato con un contributo di 150mila euro) per attrarre un consistente flusso turistico: il punto di pareggio è fissato sugli 80mila visitatori, dopodiché il Comune avrà una percentuale del 25% sugli incassi.

Attorno all’esposizione è stata realizzata una bellissima rete di iniziative rivolta alle famiglie o alla didattica. Ci sono voluti due anni di lavoro per realizzare questa evento, di cui curatrice è la vicedirettrice del Museo Evgenia Petrova assieme a Joseph Kiblitsky. L’idea, in tempi di celebrazioni del centenario della rivoluzione russa, è quella di riportare l’attenzione, accanto al doveroso omaggio alla pittura iconica e più conosciuta appunto di Chagall, Malevich e Kandinsky, al lavoro di artisti rimasti un po’ nell’ombra come Repin, Petrov-Vodkin o Kustodiev.

Per dar conto delle tante e tanto diverse arti che in Russia videro la luce tra i primi del ‘900 e la fine degli anni ‘30 e della straordinaria modernità dei movimenti culturali, a volte sensibili agli echi dei fauves o dei cubisti francesi, spesso diametralmente opposti nelle loro intenzioni, sempre votati a rigenerarsi a ritmo vertiginoso. Primitivismo, cubo-futurismo, suprematismo... «Dimenticate le mostre sui russi che finora sono state fatte in Italia – diceva ieri alla presentazione ufficiale la Petrova. – Quello che a noi interessa è mostrare la varietà e la complessità degli stili, degli atteggiamenti e dei pensieri».

L'allestimento, giocando sugli ampi spazi della Sala delle Ciminiere, esalta il forte impatto emotivo che queste tele (spesso di grandi dimensioni) esercitano: si entra in un’anticamera incorniciata da foto d’epoca per poi incontrare subito le prime opere di Repin e Serov datate attorno al 1905, l’anno dell’altra rivolta. Ma è lì che si spezza la tradizione culturale del realismo, è lì che l’arte delle avanguardie russe diventa uno dei capitoli più importanti e radicali del modernismo, aspettando i fuochi del ‘17.

L'esposizione dà giustamente molto spazio a Kazimir Malevich, destinando una sala al suo teatro: sono esposte infatti le riproduzioni dei costumi di scena da lui realizzati per l’opera Vittoria sul sole (questa estate riallestita da Ravenna Festival) dove per la prima volta compare quel Quadrato nero esposto anche nel 1915 nella storica mostra 010.

Rivoluzione nell’arte, rivoluzione nella società: i punti di vista mutano attorno ad uno stesso tema o nell’opera di uno stesso pittore. Il visitatore troverà quadri celebri in un percorso ricco di sorprese: Il ciclista della Goncarova facilmente riferibile a Boccioni, il Mejerchol’d di Grigor’ev, il ritratto di Anna Achmatova di Alt’man... Ma intanto la Storia avanza. E l’ultimo quadro, quasi nascosto in un angolo, c’è un baffuto Stalin ritratto da Pavel Filonov. È il 1936, quasi vent’anni dopo la rivoluzione.



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